Mamma ho perso la privacy (sui social)
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Con le loro foto e i video postati a raffica in Rete dai genitori, bambini e ragazzi non conoscono più il concetto di sfera privata. E qualcuno inizia a ribellarsi
di VITTORIO LINGIARDI
Una volta erano gli album di famiglia. Venivano le zie e li sfogliavano coi nostri genitori commentando le tappe principali delle nostre vite, spesso di carattere sacramentale, battesimi e comunioni, ma anche vacanze al mare, gruppi di famiglia in un esterno, gite in barca con cattura del polpo, passeggiate in montagna con cestino di mirtilli. La festa dell'intimità e la formazione dell'identità passavano di mano in mano, di generazione in generazione. Poi vennero gli anni del super 8, filmini movimentati con nonne e nipoti, tuffi, gare di corsa tra cugini, gite a Venezia o Firenze. Un patrimonio antropologico. Seguirono le diapositive proiettate sul muro con immagini che scorrevano veloci e regolarmente si inceppavano, come del resto fanno le stagioni della vita. Con l'avvento del web, il museo dei ricordi è esploso nelle gallerie infinite dei social, espositori seriali e promiscui.
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